Sono felice che la Provincia di Firenze ospiti questa mostra: l’incontro tra il design e il fascino della divinazione è per noi un fatto nuovo, ma che sicuramente ben corrisponde a quella dimensione surrealista che ho sempre incontrato nel lavoro di Massimo Biondi.
Raramente mi è capitato di far caso alla pura rappresentazione grafica, al disegno, alla rappresentazione dei tarocchi. Eccezion fatta per lo splendido Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle vicino Capalbio, ciò che mi attraeva, ciò che contava per me è sempre stato, principalmente, il loro valore come simboli. In sostanza, non aveva importanza come ‘l’Eremita’ o ‘il Sole’ fossero rappresentati, quanto il senso che gli si poteva attribuire al momento dell’interrogazione, o più semplicemente del gioco.

Ecco che invece Massimo Biondi mi porta a osservarne la forma, e la forma che l’artista – al quale mi lega anche un rapporto di amicizia che mi onora - dà alle sue carte mi svela una nuova sostanza. Protagoniste dell’ultima fatica di Biondi non sono soltanto i Tarocchi, sono anche le mani, in un rapporto non solo paritetico, bensì complementare, inscindibile.

Le mani dunque protagoniste di tutta questa serie di opere di Biondi. Le tante mani del Bagatto, la carta che mi ha sempre fatto maggiore simpatia, che sostengono il tavolo, collaborando fra loro, garantiscono la sua stabilità. E quindi il significato della carta - l’iniziativa individuale che si realizza attraverso le personali capacità – attraverso il disegno delle mani, è reso più evidente, più pieno.

Oppure la mano della Papessa - rappresenta la fecondità, la conoscenza, la fedeltà, la madre, la sposa, la donna, l'intuizione, la saggezza – e che rende ancora più evidente la disponibilità dell’Arcano ad indicare agli altri la strada per giungere alla Verità.
Le mani fanno, le mani girano le carte, per interrogarle, ma per giocarci anche. E Biondi rappresenta il bisogno dell’uomo di interrogarsi e di svagarsi – perché questo, a mio giudizio sono i Tarocchi – attraverso le mani. Posso azzardare per Massimo Biondi la definizione di surrealismo operoso? È la mia storia, la mia cultura che mi porta a leggerlo così? Può darsi. Ma grazie Massimo, per avermici fatto pensare.

Andrea Barducci, Presidente Provincia di Firenze